IL GOMMONE E IL BARCONE
Sono furbi questi scafisti. Non è che non si sapesse, ma un fatto nuovo di questi giorni, che è sfuggito ai più, ha ribadito il concetto.
Facciamo un breve passo indietro all'origine dell'invasione dell'Italia da parte dei cosiddetti "migranti africani". Torniamo a 5-6 anni fa, quando è stato scelleratamente deciso dal presidente francese Sarkozy, spalleggiato da Obama e Cameron di eliminare il leader libico Gheddafi, l'unico che era in grado di garantire ordine e disciplina a una nazione come la Libia. E che oltrettutto aveva fatto buoni accordi col governo italiano, che ci garantivano un controllo delle masse di africani presenti sul suo territorio e buoni affari per l'Eni, il nostro ente petrolifero di stato.
Anche un bambino sapeva che, tolto di mezzo Gheddafi, in Libia si sarebbe giunti all'anarchia e al caos più completo.
E così è stato, da quel caos si cominciarono ad organizzare gli scafisti e i mercanti di uomini. Cominciarono a far navigare grossi barconi, con 300-400, a volte anche 1.000 giovanotti a bordo, ex pescherecci in disarmo raccattati sulla costa africana e comunque in grado di tenere il mare per la traversata dalle coste libiche fino al tratto di mare di Lampedusa, quindi acque territoriali italiane e competenza italiana. Qui dunque, arrivati in rada, non c'era altro da fare che farli sbarcare e "accoglierli" nelle strutture ricettive in attesa di essere portati nel continente, al "Grand Hotel Italia", a "manger, dormir, facebook, un film.." come loro stessi hanno spesso descritto la loro giornata nei centri di accoglienza.
Così si è andati avanti per anni, fino a quando un bel giorno i mercanti di uomini si sono accorti che... i barconi erano finiti.
Si erano finiti, perchè quelli utilizzati per le traversate non erano recuperabili per riportarli in Libia senza farsi scoprire in flagranza di reato e venivano abbandonati o affondati.
I mercanti ne avevano utilizzati qualche centinaio, per procurarseli avevano setacciato tutta la costa africana e ormai non se ne trovavano più. Allora c'è stato il cambio di strategia per continuare a far fiorire il mercato.
Strategia, beninteso non messa in atto da soli, ma con la complicità di qualcuno che si trova molto più in alto e che può decidere di queste cose.
Detto fatto, è partito l'ordine alle fabbriche cinesi di produrre in grande quantità i famosi "gommoni" che al solo vederli chiunque abbia visto uno Zodiac o un Avon non può che mettersi a ridere. Sono zatteroni di gomma a malapena galleggianti, con motore assolutamente inadeguato e in grado di "navigare" al massimo per una decina di miglia al di fuori delle spiagge libiche. Carichi di 100-150 disgraziati, era certo che si sarebbero sfasciati entro un'ora o due di navigazione.
E qui entravano in ballo gli "accordi" di cui parlavamo prima. E cominciarono ad apparire come per miracolo nella zona di mare a 10-20 miglia dalla libia diverse navi delle caritatevoli ONG, pronte a raccogliere i "naufraghi" e a traghettarli con corsa di sola andata verso un porto italiano.
Così si era risolto il problema della scarsità dei barconi, perchè le fabbriche cinesi di "gommoni" a 500 euro l'uno ne fabbricavano e ne consegnavano quanti ne volevate.
In più, mentre i barconi erano facilmente identificabili e passibili di eventuale sequestro da parte della pur disattenta guardia costiera libica, i "gommoni" sgonfiati occupavano lo spazio di un pallet, occultabili quindi con facilità in magazzini o depositi costieri. All'occorrenza bastava gonfiarli et voilà, pronta la barca per il prossimo carico di disgraziati.
Ma poi nuovo intoppo nel traffico ben oliato, quando è arrivato il governo gialloverde e il ministro Salvini che ha di fatto bloccato l'attività delle navi delle Ong, impedendo loro l'attracco nei porti italiani, strategia che in parte era stata attuata anche dal precedente ministro dell'Interno Minniti, pur fra gli "alti lai" delle anime belle del suo partito, favorevoli all'invasione senza se e senza ma.
Ma gli scafisti, i mercanti di uomini e i loro sodali che risiedono in alto loco, sono furbi, lo sappiamo e hanno subito messo in atto la nuova strategia, tornando all'antico.
Chi si rivede? Un barcone... Da ieri naviga verso l'Italia un nuovo peschereccio diroccato, con 460 "passeggeri" a bordo che, arrivato a ridosso dell'isola di Linosa e quindi in acque territoriali italiane, ha costretto le nostre autorità a trasbordarli su navi militari in attesa di portarli a terra.
"... Tiè Salvini", devono avere detto gli organizzatori del traffico, "...ti abbiamo fregato di nuovo".
E in effetti il nuovo barcone ha spiazzato tutti, ministro compreso, che però ha subito ribadito che non sbarcheranno tutti in italia e ha chiesto a gran voce che almeno una parte se ne prendano altre nazioni. E pare che la Francia e Malta de ne prendano, bontà loro, cinquanta a testa, lasciandoci per il resto col cerino in mano.
Sarà una battaglia dura quindi e Salvini farà bene ad attrezzarsi per una guerra di movimento, con mosse e contromosse continue. Gli avversari sono scaltri, preparati, godono di appoggi insospettabili nella grande finanza mondiale, nei fautori del multiculturalismo, del meticciato, della distruzione delle nazioni, della loro storia e della loro cultura.
Ma il ministro ha dimostrato di avere spalle robuste, nervi saldi e idee chiare in testa. Agli italiani che credono ancora nella loro nazione non resta che fargli gli auguri e, naturalmente, sostenerlo col voto quando ce ne sarà la prima occasione.
Per leggere altri articoli di questo blog vai alla "home page" con l'indice generale
di tutti gli argomenti, cliccando sul link qui sotto:
Commenti
Posta un commento