IL PONTE CHE CROLLA E IL PONTE CHE NON SI VUOL FARE

Ancora con il ricordo vivo e bruciante del tragico crollo del ponte Morandi a Genova mi viene spontanea una riflessione su un altro ponte che però rimane da ormai cinquantanni nel catalogo delle occasioni perdute, quello di Messina. 
In un paese "normale" l'annuncio della costruzione del Ponte di Messina sarebbe accompagnato da un coro di "era ora..", "si doveva fare già 30 anni fa..." e invece appena se ne parla sorge subito il solito cicaleccio fastidioso dei comitati del "no" a tutto, che si oppongono a qualsiasi cosa. No Tav, No Tap, no Tunnel, No Gasdotto, no gronda, no anche a un palo piantato per terra.
E poi, per buona misura ci si mette la burocrazia statale, le sovrintendenze, i mille lacci e laccioli che bloccano anche le (poche) opere su cui magari c'è piena identità di vedute, oltre naturalmente ai soliti giochi e giochetti di politici e costruttori, che col solito meccanismo delle revisioni prezzi, fanno lievitare i costi oltre ogni misura di decenza.
Il progetto col plastico del Ponte di Messina, rimasto finora le catalogo delle occasioni perdute.
Insomma l'Italia, una volta quinta potenza mondiale, oggi declassata forse oltre il decimo posto, non sa dare risposte moderne ed esaurienti ai problemi del territorio o dei suoi cittadini, non sa stare al passo con la modernità dei tempi in cui viviamo. E' come bloccata, con la testa rivolta all'indietro, al suo passato, e trascura completamente la doverosa azione di modernizzare le proprie strutture ingegneristiche, ferme agli anni sessanta-settanta in cui sono stare realizzate la maggior parte delle infrastrutture stradali e ferroviarie. 
Oggi ormai sappiamo solo mobilitarci nelle emergenze, quando succedono disgrazie (annunciate dalla mancata manutenzione) come quella di Genova, e ci consoliamo nella retorica dei pompieri e dei soccorritori che diventano "eroi", perchè sono costretti ad impegnarsi nel salvataggio dei feriti e nel recupero di coloro che purtroppo ci hanno lasciato la vita.
In un paese "normale" un'isola grande come la Sicilia, con sei milioni di abitanti, che distasse dalla madrepatria solo un paio di chilometri, sarebbe stata collegata con un ponte o con un tunnel fin dal dopoguerra, se non addirittura prima. 
Ma questa è l'Italia, l'Italia di oggi, che ha tentato inizialmente di dare la colpa del crollo di Genova al povero ingegner Morandi che lo aveva progettato sessant'anni fa, e solo successivamente si è cominciato a pensare che il ponte era progettato benissimo, ma che in decine di anni di utilizzo e di traffico decuplicato, aveva bisogno di controlli e di manutenzione per evitare quello che poi è successo. 
Quanto al ponte sullo Stretto di Messina, si era tentato negli ultimi 10 anni di concretizzare il progetto con il governo Berlusconi, dopo trentanni di tira e molla, ma alla fine purtroppo anche questo ultimo tentativo è naufragato con il governo di centrodestra, quando Berlusconi presidente legittimamente eletto è stato sostituito da sera a mattina dal non rimpianto governo Monti, espressione della volontà dell'europa cinica e bara. 
Il progetto del ponte di Messina che era già in fase avanzata, fu abbandonato infatti dal governo Monti, con pagamento di penali, e spreco di qualche centinaio di milioni di euro di costi di progettazione.
Il ponte di Oresund, che collega la Danimarca con la Svezia, si sviluppa per 23 chilometri,
in parte come ponte aereo e in parte come tunnel sottomarino.

Eppure nel mondo di ponti se ne costruiscono ovunque. Pensiamo ai ponti che attraversano New York, san Francisco, pensiamo al tunnel sotto la Manica, lungo ben quaranta chilometri,  pensiamo al ponte di Oresund, che collega da qualche anno la Danimarca alla Svezia, che è lungo 23 chilometri e si sviluppa parte come ponte e parte sott'acqua come tunnel. Pensiamo ai numerosi progetti super avveniristici che negli ultimi anni ha messo in campo un paese una volta arretrato e oggi all'avanguardia nelle strutture urbanistiche come la Cina.
Il terzo ponte che attraversa lo stretto del Bosforo a Istanbul.

Ma noi in questo campo non siamo dietro solo alle nazioni più avanzate, siamo dietro anche alla Turchia, che ha inaugurato già da qualche anno il terzo ponte che attraversa il Bosforo a Istanbul, costruito in poco più di due anni di lavoro, guarda un pò, da una impresa italiana, l' Astaldi...
E recentemente è stato inaugurato pure un tunnel sottomarino che attraversa il Bosforo, lungo 12 chilometri dove passano auto treni e la metropolitana di Istanbul.

Sembra proprio una presa in giro, perchè qui da noi invece nello stretto di Messina andiamo ancora avanti e indietro con due traghetti scassati delle ferrovie dello stato che per caricare un treno e qualche decina di auto impiega circa 3 ore e col famigerato traghetto privato Caronte, come all'inferno ai tempi di Dante...


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