SAVONA, IL DITO E LA LUNA
Un Savona in più o in meno non ci avrebbe in ogni caso liberato dalla gabbia in cui ci siamo cacciati in una decina di anni di approvazione dei diktat di Bruxelles. Lui magari ci avrebbe provato a fare la voce grossa, per quello che gli avrebbe permesso l'età avanzata, ma i sederi di pietra, i burocrati di Bruxelles, i pirati dello spread e i pescecani della finanza internazionale non si sarebbero certamente fatti intimidire e se lo sarebbero mangiato a colazione, lui e pure Di Maio e Salvini...
In ogni caso, durante la formazione di un governo è prerogativa del Presidente della Repubblica, per motivi vari di valutazione e di opportunità, poter opinare su uno o l'altro dei ministri e normalmente la cosa si risolve con lo spostamento ad altra casella o con una sostituzione del nome. Non si butta via un progetto politico, se è serio e determinato, per il nome di un ministro. Non è successo in passato e non sarebbe successo neppure stavolta.
Ma qui invece Salvini si è imputato: O Savona o morte!!. E perchè lo ha fatto? Perchè si è accorto di essersi cacciato in un pasticcio politico difficile da gestire, lasciandosi prendere dall'euforia di poter fare il ministro a tutti i costi.
Poi però, col passare dei giorni, si è visto nei panni di un apprendista stregone alle prese con un esperimento riuscito solo a metà. Ha rimesso i piedi sulla terra, ha capito che l'alleanza spuria coi cinque stelle, con promesse e impegni di spesa, tra un provvedimento e l'altro di oltre 100 miliardi di euro, nessuno al mondo avrebbe potuto mantenerle e non vedeva l'ora di trarsi di impaccio ed uscirne, per non rischiare di schiantarsi nel giro di qualche mese, col rischio che i suoi padani lo rincorressero con le forche per tutta la spianata di Pontida... Non è un caso che dopo il gran rifiuto di Mattarella Salvini si sia ben guardato da pronunciare la parola "impeachment", sostenuta a gran voce invece da Di Maio e dai suoi grillini.
Di Maio infatti, su questa disinvolta operazione si era giocato tutto il suo futuro politico, e avrebbe messo ministro dell'economia pure suo cugino, pur di avere via libera per fare il governo. Incalzato da Grillo, da Fico, e con Di Battista pronto a sostituirlo come leader nella prossima campagna elettorale, lo steward del San Paolo rischia di avere la carriera politica da leader più breve della storia italiana.
Tuttaltra situazione per Salvini. Andando ormai verso elezioni anticipate a breve è l'unico partito (la lega) che ha il vento in poppa ed è accreditato di 5-6 punti in più delle elezioni precedenti.
In queste condizioni, anche votando con la legge detta "rosatellum" inalterata, il centrodestra supererà quasi di sicuro la soglia del 40% conquistando la maggioranza dei parlamentari, e Salvini potrà fare il Presidente del Consiglio della sua area politica naturale, per di più ulteriormente rafforzato dal risultato elettorale.
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